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Palestina. Cronologia V (2000-2003).


STORIA DELLA PALESTINA.

CRONOLOGIA V (2000-2003)


2000
15 febbraio - Firma in Vaticano di Arafat con la Santa Sede di un accordo che rappresenta da una parte un pieno riconoscimento dell’Autorità Nazionale Palestinese e dall’altra la ricerca di uno
statuto giuridico della Chiesa Cattolica nei territori palestinesi.
21/26 marzo - Papa Giovanni Paolo II è in visita a Gerusalemme e in Palestina.
17/31 maggio - L’esercito israeliano si ritira dal sud del Libano, con largo anticipo sulla data prevista (il 7 luglio 2000) e lascia vuota la fascia di sicurezza. L’Esercito del Libano del Sud si dissolve con la partenza degli israeliani. Migliaia di libanesi si riversano nelle zone rimaste sotto occupazione israeliana per quasi 20 anni. Hezbollah conquista forti simpatie nel mondo arabo per la sua lotta decennale che ha contribuito alla liberazione del Libano del Sud.
11/26 luglio - Vertice a Camp David (con Barak, Arafat e Clinton) sullo status finale della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, si chiude senza nessun accordo.
28 settembre - La visita provocatoria del leader del Likud, Ariel Sharon (uno dei responsabili del massacro di Sabra e Chatila), alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme (terzo luogo santo dell’Islam) scatena dimostrazioni palestinesi violentemente represse dalla polizia israeliana, che si estendono nel giro di pochi giorni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
30 settembre – L’Autorità Nazionale Palestinese chiede una commissione d’inchiesta delle Nazioni
Unite per determinare la responsabilità degli scontri di Al-Aqsa.
1° ottobre - La rivolta si estende fra i palestinesi dei Territori del ’48, specialmente in Galilea (nel nord di Israele), indicendo uno sciopero generale. La polizia israeliana interviene con la forza.
2 ottobre - Israele cerca di reprimere la rivolta: elicotteri lanciano missili a Gaza e carri armati sparano a Ramallah, in Cisgiordania. Il segretario di stato USA Madeleine Albright chiede a entrambe le parti di riprendere il controllo della situazione. A Parigi, Jacques Chirac, riferendosi ad Ariel Sharon, pur senza nominarlo, condanna "l’irresponsabile provocazione che ha scatenato una prevedibile esplosione".
7 ottobre - La risoluzione 1322 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU condanna "l’uso eccessivo della forza contro i palestinesi".
8 ottobre - 200 residenti della parte ebraica della città di Nazareth attaccano i palestinesi ivi residenti. La televisione israeliana Channel One lo definisce un progrom.
9 ottobre - Nella notte tra domenica e lunedì, coloni ebraici attaccano parecchi suburbi arabi di Gerusalemme Est.
11 ottobre - Dall’inizio della rivolta, ormai nota come "Intifada di Al-Aqsa" più di 100 palestinesi sono stati uccisi e oltre 2.000 feriti. Secondo fonti ufficiali israeliane, 6 ebrei sono stati uccisi (3 militari e 3 civili).
16 ottobre – Meeting a Sharm el-Sheikh, sul Mar Rosso. Oltre ad Arafat e Barak, vi partecipano il presidente USA Bill Clinton, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, il presidente egiziano Hosni Moubarak, il re Abdallah di Giordania e il rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Javier Solana. I palestinesi ripetono la loro richiesta di una commissione internazionale d’inchiesta per determinare le responsabilità della crisi, mentre Israele rimane rigidamente contraria ad ogni inchiesta internazionale.
17 ottobre - Termina il summit di Sharm el-Sheikh. L’accordo è infine trovato su tre punti: fine della violenza, costituzione di una commissione di inchiesta sugli scontri (la Commissione Mitchell) e ripresa dei negoziati del processo di pace. Israele accetta di togliere la chiusura della Cisgiordania e Gaza e la nomina di una commissione internazionale di inchiesta, purché i membri siano designati dal presidente degli Stati Uniti e dal segretario generale delle Nazioni Unite.
20 ottobre - L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione che
condanna "l’uso eccessivo della forza" da parte di Israele contro i civili palestinesi.
21-22 ottobre - Intanto, la rivolta continua a Gaza e in Cisgiordania e l’esercito israeliano continua a reprimere. Il conto dei morti è di 127 palestinesi e 8 israeliani.
24 ottobre - Scontri al confine con la Giordania dove una marcia di profughi palestinesi, rivendicando il loro "diritto al ritorno", cerca di sfondare il posto di frontiera.
9 novembre – Elicotteri israeliani attaccano un’auto con a bordo due esponenti di Tanzim uccidendone uno e ferendo gravemente l’altro. Nell’attacco perdono la vita anche due donne palestinesi che si trovavano casualmente nei pressi della zona dell’attacco. È il primo "attacco mirato" per eliminare i leader della nuova Intifada.
28 dicembre - In un summit a Sharm al-Sheikh, Barak, Arafat, Clinton e Mubarak tentano un accordo di pace permanente. Israele rifiuta la sovranità palestinese sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme e i palestinesi rifiutano di rinunciare al principio del "diritto al ritorno". Il summit fallisce.
2001
8 gennaio - Più di 100.000 israeliani manifestano contro l’eventualità di una concessione di una parte di Gerusalemme ai palestinesi.
21/27 gennaio – Palestinesi e Israeliani si ritrovano a Taba in Egitto per raggiungere un accordo di pace entro 10 giorni. I colloqui terminano con un nulla di fatto.
6 febbraio - Ariel Sharon è eletto primo ministro di Israele.
7 marzo - Sharon vara un governo di unità nazionale a cui partecipano i laburisti: Shimon Peres diviene ministro degli esteri.
9 marzo - Il nuovo governo israeliano intensifica la politica di chiusura e di isolamento delle zone controllate dall’Autorità Nazionale Palestinese. Numerose strade vengono bloccate dall’esercito israeliano che scava dei fossati per renderle inagibili per i palestinesi. Le manifestazioni di protesta vengono represse con l’uso di armi da fuoco.
27 marzo - Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, gli USA pongono il veto ad una risoluzione che prevede il dispiegamento di osservatori ONU per la tutela della popolazione palestinese.
11 aprile - Prima azione militare diretta dentro le zone dell’Autonomia Palestinese. Truppe israeliane attaccano nella Striscia di Gaza la città palestinese di Khan Yunis, considerata "Area A" controllata dall’ANP. Con una vasta operazione, distruggono più di 25 case e baracche.
14 aprile - Violenti scontri tra l’esercito israeliano e i guerriglieri Hezbollah nella zona delle "Fattorie Shebaa". Da quando Israele si è ritirata (nel maggio 2000) dal sud del Libano, questa è l’ultima parte rimasta ancora sotto la loro occupazione.
16 aprile - Israele attacca con un raid aereo la stazione radar Dahr al-Baidar, a est di Beirut. Era dal 1982 che Israele non colpiva le forze armate siriane in Libano.
16/17 aprile - L’esercito israeliano invade la Striscia di Gaza, occupa la zona di Beit Hanoun e dividendo con barriere la Striscia in tre settori.
30 aprile - Il rapporto Mitchell (Comitato internazionale, presieduto dal senatore statunitense George Mitchell, incaricato nell’ottobre 2000 di accertare le cause della violenza) chiede il congelamento dell’espansione degli insediamenti e la sospensione della cattura di attivisti palestinesi per mettere fine a otto mesi di violenza.
fine maggio – Sharon viene accusato, a Bruxelles dal Tribunale dell’Aja, di crimini di guerra e di violazione dei diritti umani.
27 agosto - Il segretario del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Abu Ali Mustafa, viene ucciso da due missili israeliani a Ramallah.
17 settembre - Gerusalemme Est, occupata da Israele nel 1967, è ormai di fatto separata dal resto della Cisgiordania. Israele sta creando una "zona cuscinetto" fortemente militarizzata tra Gerusalemme e Ramallah.
26 settembre - Israele crea un’analoga "zona cuscinetto" militarizzata lungo la "linea verde" che si estende fino alle città autonome di Tulkarem e Qalqilya.
7 ottobre - Vengono inaugurati tre nuovi insediamenti: due in Cisgiordania e uno nella Striscia di Gaza.
17 ottobre - Il ministro del turismo del governo Sharon, Rehavam Ze’evi, noto sostenitore della politica di ‘trasfer’ dei palestinesi verso i paesi arabi, viene ucciso da un commando del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.
1° novembre - Il Procuratore generale statunitense, John Ashcroft, inserisce nell’elenco dei 46
gruppi che il Dipartimento di Stato definisce "organizzazioni terroristiche", anche le "Brigate Martiri di Al-Aqsa", dell’area di Al-Fatah.
5 novembre – Il governo Sharon approva la costruzione di Beer Milka, il primo di una serie di piccoli insediamenti che sorgeranno nell’area di Halutza, a est di Gaza.
19 novembre - Sharon autorizza la costruzione di dodici nuove case nell’insediamento ebraico all’interno della città di Hebron.
21 novembre - Il capo della polizia israeliana di Gerusalemme, Micky Levy, intervenendo alla Knesset chiede l’appoggio dei deputati per la costruzione di un muro di 11 chilometri, con filo spinato e posti di blocco, per dividere i nuovi quartieri ebraici di Gerusalemme dai quartieri palestinesi.
4 dicembre - Diventa una prassi consolidata l’uso da parte di Israele di elicotteri Apache e di caccia F-16 nei Territori Occupati per colpire qualsiasi presunto obiettivo: le infrastrutture dell’ANP, i campi profughi, sedi politiche, ecc. Reso inagibile dai bulldozer israeliani l’aeroporto internazionale di Gaza, già pesantemente bombardato. Arafat è bloccato e assediato nel suo quartier generale a Ramallah.
13 dicembre - Rasa al suolo con missili dagli elicotteri, bulldozer e dinamite, la sede della radio-televisione di Ramallah "Voce della Palestina" che è nata 63 anni fa ed era dal 1993 portavoce dell’ANP.
20 dicembre - Negli ultimi 14 mesi l’esercito israeliano ha ucciso 924 palestinesi e ferito altri 25.000, dei quali 2.000 sono rimasti permanentemente invalidi.
21 dicembre - Sharon vieta ad Arafat di recarsi a Betlemme la notte di Natale per assistere, come ha sempre fatto fin dal 1994, alla messa di mezzanotte nella Chiesa della Natività.
29 dicembre - Nel carcere di Beer Sheba (deserto del Negev) unità speciali anti-sommossa israeliane reprimono nel sangue una sommossa dei duecento detenuti palestinesi.
2002
1° gennaio - Nei Territori Occupati da Israele nel ’67, ci sono ormai 126 insediamenti, per un totale di 240.000 coloni. 96 posti di blocco militare stanno rendendo la Cisgiordania una grande prigione a cielo aperto come del resto lo è già la Striscia di Gaza. La Striscia di Gaza: 140 miglia quadrate, il 42 % del territorio abitato da meno di 6.000 coloni israeliani, il resto da più di un milione di palestinesi, per lo più profughi.
10 gennaio - Viene completamente distrutto l’aeroporto internazionale di Gaza, presso Rafah. Era stato inaugurato, nel 1998, dall’allora presidente statunitense Bill Clinton.
12 gennaio – Dopo l’aeroporto anche il porto di Gaza viene colpito da 6 missili. Vengono confiscate tutte le imbarcazioni palestinesi e l’equipaggiamento per la pesca viene distrutto.
16 gennaio - Il nuovo leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina viene arrestato dalla polizia dell’Autorità Nazionale Palestinese, per l’uccisione del ministro del turismo israeliano, Ze’evi.
25 gennaio – 52 soldati riservisti israeliani annunciano di rifiutarsi di operare aldilà della Linea Verde e condannano la chiusura delle città e dei villaggi palestinesi.
29 gennaio - Approvazione del piano "Avvolgere Gerusalemme", che prevede la costruzione di 11 km di barriera di cemento suddivisa fra quattro muri esterni (tre a nord - tra Gerusalemme e Ramallah – e uno a sud – tra Gerusalemme e Betlemme) e l’allestimento di posti di blocco fissi tra la parte est e quella ovest della città (con l’installazione di numerose telecamere per la sorveglianza elettronica), con lo scopo di controllare l’accesso alla città.
31 gennaio - Dichiarazione di Sharon: "Mi rincresce di non aver eliminato Arafat quando avevo la possibilità di farlo, durante l’invasione del Libano del 1982".
febbraio - La demolizione delle case è diventata una punizione collettiva pressoché quotidiana: avviene di solito di notte senza nessun preavviso, costringendo le famiglie a fuggire con i bulldozer già alle porta. In 16 mesi di Intifada almeno più di 5.000 palestinesi sono rimasti senza tetto.
5 febbraio - L’ultimo progetto dell’esercito israeliano: la costruzione nel deserto del Neghev di un prototipo di una "città palestinese" per addestrare meglio le proprie unità ai "confronti armati urbani", in vista di una rioccupazione delle città autonome palestinesi. I "lavori di costruzione" inizierebbero verso la fine 2002 e il costo andrebbe dai 7,5 ai 10 milioni di euro. Grazie a questo modello in grandezza naturale le unità israeliane sono certe di poter simulare infiltrazioni e sperimentare nuove tecniche di combattimento.
11 febbraio - Nel corso dell’ennesimo attacco con elicotteri Apache e caccia F-16 nella Striscia di Gaza, rimangono danneggiati anche gli uffici ONU e due membri dello staff vengono feriti.
13 marzo - Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU adotta la risoluzione 1397 che ribadisce la soluzione di "due Stati: Israele e Palestina, che vivono all’interno di frontiere sicure e riconosciute".
14 marzo - Raffaele Ciriello, 42 anni, fotoreporter italiano, viene ucciso a Ramallah da una raffica sparata da un tank israeliano.
19 marzo - Rapporto di Peace Now rivela che da quando Sharon è stato eletto (febbraio 2001) sono stati creati in Cisgiordania 34 siti per nuovi insediamenti.
27/28 marzo - Il vertice arabo di Beirut adotta il "Piano di pace saudita", che prevede in particolare "la fine del conflitto arabo-israeliano" e un "accordo di pace" con Israele in cambio del suo ritiro da tutti i territori arabi occupati nel 1967.
29 marzo - L’esercito israeliano lancia l’operazione "Muraglia di difesa", invadendo Ramallah e circondando il quartier generale di Arafat, Al-Muqata’a. I militari penetrano negli edifici e confinano il presidente palestinese in poche stanze.
30 marzo - L’esercito israeliano rioccupa Betlemme e Beit Jala. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva la risoluzione 1402, per il ritiro delle truppe israeliane dalle città palestinesi, inclusa Ramallah.
1° aprile - La morsa dell’esercito israeliano si stringe: occupate anche Qalqilya e Tulkarem.
2 aprile – Un gruppo di circa duecento miliziani e civili palestinesi trova rifugio nella Basilica della Natività di Betlemme, assieme a loro ci sono quattro giornalisti italiani ed una quarantina di frati e suore. Comincia un lungo assedio da parte dell’esercito israeliano.
3 aprile - L’assedio alla Basilica continua: gli israeliani vogliono la resa di alcuni dei 200 palestinesi, in quanto ricercati. I giornalisti italiani vengono liberati. I frati decidono di restare e chiedono l’incolumità loro e di tutti i 200 palestinesi.
4 aprile - Ormai quasi tutte le città ed i villaggi palestinesi della Cisgiordania sono rioccupati dall’esercito israeliano.
5 aprile -Nuova risoluzione dell’ONU: è la 1403 che impone a Israele di "ritirare subito l’esercito dalle città occupate".
6 aprile – Si combatte ovunque: l’esercito israeliano incontra la resistenza più dura a Jenin e Nablus. I palestinesi resistono casa per casa. Dal 29 marzo al 6 aprile sono 124 le vittime palestinesi accertate e più di 1.000 sono gli arrestati.
8 aprile - Cade la città di Nablus mentre continua la resistenza a Jenin. L’esercito comincia a ritirarsi da Tulkarem e Qualqilya, dicendo che "ha finito il suo lavoro".
10 aprile - A Madrid, i rappresentanti di USA, UE, Russia e ONU approvano un documento congiunto: "esigiamo il ritiro immediato di Israele".
11 aprile - Si arrendono gli ultimi difensori del campo profughi di Jenin. Si parla di centinaia di morti, ma i giornalisti sono tenuti a distanza e nessuno può dare cifre precise. L’esercito israeliano si ritira da 24 villaggi ma continua l’assedio o l’occupazione di Jenin, Nablus, Ramallah, Hebron e Tulkarem. Secondo l’UNRWA, dall’inizio dell’operazione "Muraglia di difesa" almeno 3.000 palestinesi sono rimasti senza casa.
12 aprile - Si scopre che l’esercito israeliano ha compiuto massacri ovunque: a Nablus, Jenin, Petunia… Arrivano le prime ammissioni ufficiose israeliane: "A Jenin centinaia di morti e feriti".
15 aprile - Marwan Barghouti, segretario di Al-Fatah nei Territori Occupati, viene arrestato a Ramallah dall’esercito israeliano.
18 aprile - Larsen, inviato ONU, visita il campo profughi di Jenin e descrive lo scenario come "orribile oltre ogni limite". Il governo israeliano lo considera subito "persona non gradita". Scenari di altri massacri: a Nablus durante una breve interruzione del coprifuoco vengono sepolti in una fossa comune i corpi di una settantina di palestinesi, compresi donne e bambini, uccisi durante l’incursione israeliana.
19 aprile - Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU n. 1405, per l’invio di una commissione d’inchiesta in Israele per indagare su quanto accaduto nel campo profughi di Jenin, che ribadisce la richiesta di immediato ‘cessate il fuoco’ e ritiro israeliano dalla Cisgiordania. La
Commissione viene respinta da Israele.
21 aprile - Parziale ritiro dell’esercito israeliano. Continua l’assedio dell’Al-Muqata’a (a Ramallah) ed alla Basilica della Natività (a Betlemme).
22 aprile - Sotto le pressioni di Israele, nell’Al-Muqata’a assediato, inizia il processo contro i quattro palestinesi accusati dell’uccisione del ministro Ze’evi. Si concluderà il 25 con la loro condanna.
28 aprile - Accordo raggiunto con la mediazione degli Stati Uniti per porre fine all’assedio dell’Al-Muqata’a: Arafat può uscire da Ramallah in cambio dell’incarcerazione nella prigione palestinese di Gerico (sorvegliata da agenti inglesi e americani) dei 4 condannati per l’uccisione di Ze’evi, del segretario del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmed Sa’adat, e di un altro palestinese accusato di trasporto d’armi.
maggio - La Procura Generale Belga esprime parere favorevole all’ammissibilità del ricorso contro Sharon sulla base della denuncia presentata nel 2001 da 23 cittadini palestinesi e libanesi, superstiti del massacro e familiari delle vittime, con l’accusa di crimini contro l’umanità, genocidio, crimini di guerra, in base alle sue "responsabilità di comando " nel massacro di Sabra e Chatila.
1° maggio – Tolto l’assedio all’Al-Muqata’a. L’ANP consegna i 6 prigionieri palestinesi a ufficiali inglesi e statunitensi per il loro trasferimento al carcere di Gerico.
6 maggio - I danni materiali, provocati dalla recente occupazione israeliana, ammontano a 300/400 milioni di dollari. Nablus è stata la città maggiormente colpita.
7 maggio - L’Assemblea Generale dell’ONU vota una risoluzione che condanna Israele per l’assalto alle città e per il suo rifiuto di cooperare con la Commissione d’Inchiesta per i fatti di Jenin.
10 maggio – Viene raggiunto un accordo per porre fine all’assedio della Basilica della Natività. 13 palestinesi vengono trasferiti a Cipro su un aereo militare inglese, in attesa della loro destinazione successiva. Altri 26 palestinesi vengono deportati nella Striscia di Gaza.
14 maggio - La Banca Mondiale presenta un rapporto sui danni provocati dall’operazione "Muraglia di difesa": alle infrastrutture 360 milioni di dollari e alle abitazioni civili 66 milioni di dollari.
20 maggio - Peace Now riporta che il governo israeliano ha deciso di costruire 957 nuove unità abitative negli insediamenti della Cisgiordania. Il ministro della difesa israeliano annuncia che un muro (lungo la Linea Verde) di 364 km, dotato di telecamere per la sorveglianza elettronica,
sarà completato in sei mesi.
21 maggio - Il Programma Alimentare delle Nazioni Unite valuta che circa il 50% dei residenti in Cisgiordania vive sotto la soglia della povertà. L’Unione Europea approva un accordo riguardo ai 13 palestinesi esiliati a Cipro. L’Italia e la Spagna ne accoglieranno 3 ognuno, Irlanda e Grecia due, Portogallo e Belgio uno. Il tredicesimo rimane a Cipro in attesa che un altro paese europeo lo accetti. Verranno ospitati temporaneamente in questi paesi per motivi esclusivamente umanitari, per un periodo di 12 mesi. Il trasferimento avverrà il giorno seguente e da allora vivono ‘sotto protezione’ in imprecisate località dei paesi UE.
26/27/28 maggio - Le forze israeliane rioccupano Betlemme, Tulkarem, Qalqilya, il campo profughi di Dheisheh (Betlemme) ed altri villaggi palestinesi.
3 giugno - Inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo insediamento a Gerusalemme Est. Sharon approva la costruzione di una barriera di 110 km nel nord della Cisgiordania (presso la Linea Verde), che partirà da Kufr Salem (vicino a Megiddo) fino a Kufr Qassem.
6 giugno - L’esercito israeliano invade Ramallah, circonda e attacca il quartiere generale di Arafat e bombarda vari edifici della Al-Muqata’a.
17 giugno - L’Unione Europea include il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il Fronte per la Liberazione della Palestina, l’Organizzazione di Abu Nidal, le Brigate Martiri di Al-Aqsa e la Fondazione per lo Sviluppo ed il Sostegno della Terra Santa (legata a Hamas e con base negli USA), nella sua lista nera.
18 giugno - Il Gabinetto Israeliano approva il "Piano di difesa di Gerusalemme" con la costruzione di muri, barriere elettriche, trincee e blocchi stradali fuori dai confini della città a partire da marzo del 2003.
19/25 giugno - Israele rioccupa Nablus, Beitunia, Betlemme, Qalqilya, Tulkarem, Ramallah, Al-Bireh ed Hebron, imponendo il coprifuoco in alcune di queste città.
23 giugno - Il Gabinetto Israeliano approva il "concetto di sicurezza", che comprende: una barriera di sicurezza ad est della Linea Verde ed attorno a Gerusalemme, una zona cuscinetto di 20 km ad ovest del fiume Giordano e prevede la continua presenza dell’esercito israeliano in Cisgiordania.
25 giugno - Inizio dei lavori per la costruzione di un muro di separazione vicino alla Strada del Tunnel che conduce al blocco degli insediamenti di Gush Etzion. Un’altra barriera, lunga 7 km, partirà da lì per arrivare a Har Homa, mentre un’altra ancora lunga 9 km si svilupperà dal Campo Militare Ofer (vicino a Ramallah) fino al blocco stradale di Ar-Ram.
26 giugno – La sentenza della Corte d’Appello Belga dichiara inammissibile il procedimento contro Sharon per il massacro di Sabra e Chatila, con la motivazione che "l’accusato non si trova sul territorio belga".
2 luglio - Londra: il Segretario di Stato statunitense Burns si consulta con rappresentanti del "quartetto" (Russia, Unione Europea e Nazioni Unite, oltre agli USA) per discutere su un nuovo piano di pace per il Medio Oriente.
16 luglio - Il Quartetto s’incontra a New York per discutere come porre fine all’occupazione israeliana e realizzare un piano di pace, basato su due stati, entro 3 anni. Un punto di disaccordo è il ruolo di Arafat: l’ONU, l’UE e la Russia, al contrario degli USA, insistono sul fatto che è il legittimo rappresentante del popolo palestinese.
21 luglio - Incontri israelo-palestinesi a Gerusalemme per porre fine allo stato d’assedio ed all’occupazione.
23 luglio - F16 israeliani attaccano e distruggono un edificio di 4 piani a Gaza City uccidendo, assieme ad un attivista di Hamas, sua moglie, uno dei suoi figli e almeno altre 14 persone. I feriti sono 150.
25 luglio - Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti in un incontro urgente si discute dell’attacco contro Gaza. La Banca Mondiale dichiara che il 70% dei palestinesi vive con meno di 2 dollari al giorno e che il 21% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione e il 45% di anemia.
29 luglio - Da 40 giorni Nablus è sotto coprifuoco.
1° agosto - Viene pubblicato un rapporto delle Nazioni Unite sui fatti del campo profughi di Jenin (in aprile durante l’operazione "Muraglia di difesa") che respinge la denuncia palestinese del massacro compiuto dalle forze israeliane e critica le due parti perché mettono a rischio le vite dei civili. Durante l’invasione, secondo il rapporto, sarebbero stati uccisi 52 palestinesi e 23 soldati israeliani.
18 agosto - A Tel Aviv viene raggiunto l’accordo israelo-palestinese "Gaza - Betlemme prima", che prevede il ritiro d’Israele da Betlemme e da una parte della Striscia di Gaza, via via che l’Autorità Palestinese subentri per prevenire attacchi contro gli israeliani.
20 agosto - Le forze israeliane cominciano il ritiro da Betlemme.
22 agosto - Da un rapporto dell’Autorità Nazionale Palestinese: nel secondo trimestre del 2002 il 44,7% della forza lavoro palestinese risulta disoccupata e lo stipendio del 59,2% dei lavoratori è sotto la soglia di povertà.
29 agosto - Nel contesto del piano "Avvolgere Gerusalemme" (una barriera di separazione che va da Beit Sahour fino alla base militare Ofer), l’esercito israeliano ha preparato un nuovo progetto, già approvato da Sharon, per annettere nei fatti anche l’area della Tomba di Rachele a Gerusalemme. Questo nuovo progetto prevede la costruzione, intorno alla zona della Tomba, di un muro alto 8 metri e lungo diverse centinaia, che creerà così un’area trapezoidale che sarà quella annessa a Gerusalemme.
2 settembre - La Corte Suprema israeliana decide che Israele ha il diritto di espellere dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza i parenti di palestinesi sospettati di terrorismo.
5 settembre - A Tel Aviv inizia il processo contro Marwan Barghouti.
11 settembre - Il Gabinetto di Sicurezza israeliano approva la costruzione di una barriera di sicurezza attorno a Gerusalemme e decide di includere al suo interno l’area della Tomba di Rachele, annettendo quindi nei fatti questa zona finora considerata, secondo gli Accordi di Oslo, Area C.
19 settembre - Israele reimpone il blocco attorno al quartier generale di Arafat a Ramallah.
21 settembre - Continua l’assedio all’Al-Muqata’a. L’esercito israeliano distrugge quattro dei cinque edifici principali del quartier generale. Arafat e il suo seguito, assieme a 19 palestinesi ricercati da Israele, vengono confinati al secondo piano dell’ultima palazzina rimasta in piedi.
22 settembre - In tutta la Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, grandi manifestazioni a sostegno di Arafat.
24 settembre - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vota con l’astensione degli USA, una risoluzione di compromesso nella quale si chiede ad Israele di fermare le sue azioni contro l’Al-Muqata’a e condanna contemporaneamente gli attacchi terroristici contro tutti i civili.
29 settembre - Grazie alle pressioni statunitensi, Israele ritira le sue forze dall’Al-Muqata’a dopo 11 giorni di assedio. Arafat definisce tale ritiro: "cosmetico".
30 settembre - L’Unione Europea critica Israele per la sua distruzione delle infrastrutture palestinesi dicendo che ciò non aiuta a porre fine al terrore ed invita Israele a cessare i coprifuoco e gli assedi. Invita pure i palestinesi ad avanzare con le loro riforme, compresa quella dei servizi di sicurezza, per porre fine al terrorismo in tutte le sue forme e prepararsi a tenere elezioni libere e giuste al massimo entro il prossimo anno.
2 ottobre - Poupard, rappresentante speciale dell’UNICEF in Medio Oriente, dichiara che un’intera generazione di bambini palestinesi è stata privata del suo diritto all’istruzione, perché in Cisgiordania è stato negato l’accesso alle loro scuole a 226.000 studenti (su un milione) ed a 9.300 insegnanti. Inoltre almeno 580 scuole sono state chiuse.
4 ottobre - Israele dichiara che un altro settore di Gerusalemme Est, Al Musrara, è giuridicamente originariamente ebreo, così la polizia si appresta a realizzare in pratica l’esproprio del quartiere.
8 ottobre - Il parlamento israeliano autorizza un aumento di 5 milioni di shekel (circa 1 milione d’euro) del budget riservato alla sicurezza degli ebrei che vivono nei quartieri arabi di Gerusalemme Est.
25 ottobre - Le truppe israeliane lanciano la "Operazione Avanguardia" a Jenin, distruggendo case alla ricerca di palestinesi sospettati. Sharon dà la sua approvazione di principio alla proposta statunitense "Road Map per la Pace".
26 ottobre - L’Autorità Nazionale Palestinese esprime delle riserve sulla Road Map.
27 ottobre - Peace Now dichiara che dal 1996 i coloni hanno creato 106 nuovi avamposti illegali in Cisgiordania, di cui solo 8 sono stati completamente smantellati e 7 parzialmente.
11 novembre - Le forze israeliane iniziano una nuova operazione militare contro Nablus e Tulkarem.
14 novembre - Nablus viene rioccupata e Sharon dichiara che l’esercito ci rimarrà per diverse settimane.
16 novembre - I militari israeliani scatenano una nuova operazione militare contro Hebron, rioccupando la maggior parte dei settori della città controllati dai palestinesi.
17 novembre – Sharon ritiene necessario predisporre un corridoio che colleghi la piccola enclave ebraica di Hebron (dove risiedono circa 450 israeliani) al vicino insediamento di Kiryat Arba (distante circa due chilometri) passando per la Tomba dei Patriarchi, un santuario venerato sia dagli ebrei che dai musulmani. Il premier auspica che sia "ridotta al minimo" la presenza di civili palestinesi nella zona limitrofa alle aree abitate da israeliani.
18 novembre - Il Consiglio dell’insediamento di Kiryat Arba e il Consiglio dell’Enclave Ebraica di Hebron annunciano un piano per costruire mille unità abitative fra Kiryat Arba e la Tomba dei Patriarchi e il ministro della costruzione israeliano ordina l’esproprio delle terre palestinesi corrispondenti.
22 novembre - Scatta "Reazione a catena": l’esercito rioccupa tutte le principali città della Cisgiordania esclusa Gerico. Il colonnello Aviv, che guida le operazioni dell’esercito israeliano a Betlemme, avverte: "Reazione a catena non ha limiti di tempo e verrà condotta fino a quando sarà necessario". Nel campo profughi di Jenin viene ucciso dai soldati israeliani Iain Hook, funzionario irlandese dell’UNRWA (agenzia ONU che si occupa dei profughi palestinesi), che si trovava lì come direttore dei lavori per la ricostruzione del campo profughi di Jenin raso al suolo durante l’incursione israeliana di aprile. Un’altra dipendente irlandese dell’Unrwa, Caoimhe Butterly, viene ferita ad una gamba, mentre cercava di fare scudo a un gruppo di bambini palestinesi.
4 dicembre - L’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva sei risoluzioni in cui chiede il ritiro delle truppe israeliane dalle Alture del Golan e da tutti i Territori Occupati durante la Guerra dei sei giorni, nel 1967. Quanto a Gerusalemme, l’Assemblea definisce illegali le misure amministrative adottate da Israele per rendere la città di fatto capitale dello Stato, mentre sono ancora in corso i negoziati con i palestinesi per definirne lo status finale. Il pronunciamento ricorda la risoluzione 478 con la quale, nel 1980, il Consiglio di Sicurezza decise di non riconoscere la legge con cui Israele proclamava Gerusalemme "capitale unica e indivisibile dello stato". È da sottolineare che le risoluzioni dell’Assemblea Generale non prevedono alcun meccanismo cogente o di pressione nei confronti del governo israeliano.
21 dicembre - Nuovo veto degli Stati Uniti ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di condanna di Israele, per l’uccisione di un britannico e di due palestinesi che lavoravano per l’ONU nei Territori Occupati e nella Striscia di Gaza.
21 dicembre - L’esercito israeliano taglia in tre la Striscia di Gaza proibendo ai palestinesi la circolazione sulle strade che collegano il nord al sud. Sono state chiuse con sbarramenti le strade vicino all’insediamento israeliano di Netzarim, a sud di Gaza, e ancora più a sud vicino alla località palestinese di Deir el-Balah.
23 dicembre - 46 senatori italiani dell’opposizione e della maggioranza, con una mozione, invitano il governo israeliano a "bloccare l’annunciata demolizione del centro storico di Hebron e di altre parti del patrimonio culturale della Palestina". Chiedono inoltre al governo italiano di premere su quello israeliano per "congelare gli insediamenti, giacché la maggior parte di essi rappresenta un grave ostacolo sulla via della pace e una presenza minacciosa nella vita quotidiana dei palestinesi".
24 dicembre – L’esercito israeliano si ritira dal centro di Betlemme, ridispiegandosi alla periferia, per consentire le celebrazioni del Natale. Per il secondo anno consecutivi rimane vietato a Yasser Arafat di recarsi a Betlemme per assistere alla Messa di mezzanotte.
26 dicembre - L’esercito israeliano ha rioccupato praticamente tutte le principali città della Cisgiordania, ad esclusione di Gerico. Attorno agli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi sono state create di recente ‘zone di sicurezza’ di alcune centinaia di metri di larghezza. Queste zone vengono pattugliate da soldati autorizzati a sparare contro qualunque persona sorpresa al loro interno.
29 dicembre - È salito a 2.802 il numero dei morti dall’inizio dell’Intifada (fine settembre 2000): 2.117 sono palestinesi (di cui il 19% minorenni) e 685 israeliani.
2003
3 gennaio - Il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Boucher Richard, denuncia la politica israeliana di demolizione delle case dei palestinesi, come una forma di "punizione collettiva". Secondo le organizzazioni a tutela dei diritti civili, tale politica viola il diritto umanitario internazionale. Brutale repressione, nel campo di detenzione israeliano di Ofer, per porre fine alla protesta collettiva dei detenuti palestinesi iniziata il 31 dicembre. Le guardie israeliane fanno ricorso a gas lacrimogeni ed a bombe da stordimento provocando almeno 40 feriti. I palestinesi in stato di "detenzione amministrativa" (vale a dire incarcerati a tempo indeterminato e senza accuse) sono 1.007.
5 gennaio - L’agenzia Care International denuncia l’elevato tasso di denutrizione fra i bambini palestinesi di età compresa fra i sei mesi e i cinque anni. Nella Striscia di Gaza è affetto da denutrizione il 13,3% dei bambini di quella fascia di età, mentre in Cisgiordania la percentuale è del 4,3%. I bambini affetti da anemia sono il 43,8% in Cisgiordania e il 44% nella Striscia. Le cause sono da attribuire alla scarsità del cibo ed alla sua scadente qualità.
7 gennaio – Il governo britannico decide di sospendere la Conferenza di Londra sulle riforme dell’ANP, per il mancato arrivo della delegazione palestinese. Israele controlla lo spazio aereo ed i confini palestinesi e quindi ogni spostamento dei palestinesi deve avere la sua approvazione, che in
questa circostanza non c’è stata.
8 gennaio – Tensioni al confine fra Sira ed Israele.
12 gennaio - Caccia israeliani sorvolano Beirut. L’ONU ha più volte chiesto a Israele di non violare lo spazio aereo libanese.
18 gennaio - Il ministro israeliano per l’edilizia pubblica avvia i lavori per la costruzione di 70 nuove unità abitative per israeliani nei quartieri arabi di Gerusalemme Est.
21 gennaio – L’esercito israeliano distrugge 62 negozi e magazzini a Nazlat Issa (a nord della Cisgiordania) per preparare il terreno alla costruzione del muro di separazione.
26 gennaio - Operazione "Ferro Caldo", la più vasta operazione militare contro la città di Gaza dall’inizio della Seconda Intifada: 13 palestinesi uccisi, più di 100 officine distrutte e una dozzina di laboratori tessili dati alla fiamme.
27 gennaio - Iniziano i lavori per la costruzione di un tratto di 45 km della barriera di sicurezza fra il posto di blocco di Salem, vicino a Jenin, a ovest e gli insediamenti Gilboa a est. Sono ormai 120 i posti di blocco disseminati dai militari israeliani tra Cisgiordania e Striscia di Gaza: un muro invisibile che impedisce il libero spostamento di tre milioni di civili. Non passano neppure ambulanze e soccorsi medici.
28 gennaio - Ariel Sharon vince le elezioni politiche israeliane.
Febbraio - Nel solo mese di gennaio sono state 72 le vittime palestinesi dell’esercito israeliano: 38 nella Striscia di Gaza e 34 in Cisgiordania. 24 erano minorenni. I palestinesi feriti sono stati 790, di cui 602 in Cisgiordania e 188 nella Striscia di Gaza.
11 febbraio - La Corte Suprema Belga stabilisce che il generale israeliano Amos Yaron può essere perseguito per il suo coinvolgimento come comandante dell’IDF a Beirut nel 1982, ai tempi del massacro di Sabra e Chatila. Anche Sharon potrà essere perseguito dal tribunale sulla stessa materia, appena terminerà il suo incarico e perderà quindi l’immunità diplomatica.
19 febbraio – Israele ha introdotto più di 100 correzioni all’ultima versione della Road Map, principalmente su argomenti riguardanti la sicurezza e la limitazione della sovranità palestinese.
20 febbraio - Per la prima volta dall’invasione del Libano, nel 1982, la procura militare israeliana apre un provvedimento contro un obiettore di coscienza. È il nipote di Netanyahu, già in carcere da 200 giorni. È incriminato per renitenza alla leva e rischia fino a tre anni.
21 febbraio - Sono 2.923 le persone morte dall’inizio dell’Intifada (fine del settembre 2000): 2.229 sono palestinesi, 694 israeliani.
4 marzo - La Banca Mondiale riporta che circa il 50% dei palestinesi impiegati nel settore privato ha perso il suo posto di lavoro e che il reddito pro-capite fra il 1999 ed il 2002 è diminuito del 30%.
8 marzo - Proseguono le eliminazioni mirate. Con 4 missili l’esercito israeliano uccide il cofondatore di Hamas, capo dell’ala Izz Eddin Al-Qassam, assieme a tre guardie del corpo.
16 marzo – Rachel Corrie, 23 anni, pacifista statunitense di Olympia (Washington), viene investita ed uccisa da una ruspa israeliana nel campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza, mentre sta tentando di ostacolare la demolizione di una casa. Faceva parte dei "Gruppi di solidarietà internazionale", che si trovano a Gaza dall’inizio della seconda Intifada per agire da ‘scudi umani’ a difesa dei palestinesi.
19 marzo - Abu Mazen è il nuovo primo ministro palestinese.
23 marzo - Confisca di terreni nei villaggi palestinesi nei dintorni di Gerusalemme Est per la costruzione della "barriera di separazione".
31 marzo - Il Rapporto annuale del Dipartimento di Stato statunitense sui diritti umani critica Israele per "seri abusi sui diritti umani" nei Territori Occupati palestinesi, incluse 37 "eliminazioni mirate" che hanno provocato la morte di 25 passanti, fra i quali 13 bambini.
2 aprile - Le truppe israeliane impongono il coprifuoco sul campo profughi di Tulkarem. Più di 1.000 palestinesi maschi, d’età compresa fra i 14 e i 40 anni, vengono trasferiti, bendati e legati, al campo profughi di Nur Shams, col divieto di far ritorno a casa per 3 giorni.
6 aprile - Un altro pacifista statunitense di 24 anni, Brian Avery, muore. Ieri un blindato israeliano gli aveva sparato a Jenin. Si trovava in Cisgiordania come attivista del International Solidarity Movement. Inizia il processo contro Marwan Barghouti.
11 aprile - Un terzo pacifista, Tom Hurndall, inglese, di 21 anni, è in fin di vita per aver cercato di difendere due bambini a Rafah.
12 aprile - I bulldozer israeliani spianano più di 1.000 dunums di terre coltivate palestinesi alla periferia di Gerusalemme Est per costruire una nuova autostrada di collegamento fra gli insediamenti.
15 aprile - Le forze americane a Baghdad arrestano Mohammed Abbas (Abu Abbas), capo del Fronte per la Liberazione della Palestina (coinvolto nel sequestro della Achille Lauro nel 1985). La Commissione per i diritti umani dell’ONU (UNCHR) nella sua sessione annuale adotta 4 risoluzioni nelle quali critica: gli insediamenti, la restrizione dei movimenti dei palestinesi, il "muro di separazione", le uccisioni di massa e gli abusi sui diritti umani. Afferma il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e si oppone ai cambiamenti del carattere fisico e dello status legale delle Alture del Golan siriane.
22 aprile - Un’altra ampia zona palestinese coltivata viene spianata sempre alla periferia di Gerusalemme.
27 aprile - Peace Now denuncia che sono 108 gli avamposti illegali: 72 sono stati costruiti dopo l’elezione di Sharon e ne sono stati smantellati 11.
30 aprile - Il presidente statunitense presenta ufficialmente la Road Map, un nuovo piano di "pace" elaborato dal ‘Quartetto’: Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite.
3 maggio – L’operatore televisivo britannico, James Moller, muore colpito da un carro armato, mentre stava riprendendo i soldati israeliani che distruggevano alcune case palestinesi a Rafah.
8 maggio - Sale a 3.214 il numero degli morti dall’inizio dell’Intifada: 2.484 vittime sono palestinesi e 730 israeliane.
14 maggio - La Banca Mondiale lancia l’allarme: la "barriera di separazione" devasterà la popolazione palestinese, distruggendo terreni agricoli ed impedendo l’accesso alle risorse idriche, alle scuole ed ai posti di lavoro. Ne saranno colpite 95 mila persone.
19 maggio - L’inviato dell’ONU, Terje Roed-Larsen, mette in guardia: se il regime di stato d’assedio permane e se le condizioni di vita continuano a deteriorarsi non c’è la pur minima possibilità che il governo palestinese possa sopravvivere.
22 maggio - Il ministro israeliano per l’edilizia pubblica annuncia la costruzione di 502 nuove unità abitative nell’insediamento di Ma’ale Adunim, alla periferia est di Gerusalemme. I bulldozer israeliani spianano diverse centinaia di dunums di terre coltivate palestinesi ad Anata (Gerusalemme Est) per costruire una nuova strada ad uso militare.
23 maggio - L’esilio dei 12 palestinesi, che nella primavera 2002 rimasero assediati dalle truppe israeliane nel complesso della Basilica della Natività, viene prorogato per un altro anno. Da allora vivono in imprecisate località e sotto stretta sorveglianza in sei Stati dell’Unione Europea, tra cui l’Italia.
24 maggio – I bulldozer israeliani spianano diverse centinaia di dunums di terre coltivate palestinesi ad Anata (Gerusalemme Est) per preparare la costruzione della "barriera di separazione".
25 maggio - Il governo israeliano approva la Road Map.
27 maggio - La Siria si dichiara pronta a riprendere i negoziati di pace sulla base delle risoluzioni ONU 242 e 338, della Conferenza di Madrid (1991) e del principio ‘terra in cambio di pace’. Le due risoluzioni prevedono il ritiro di Israele dai territori arabi occupati nel 1967, tra cui l’altopiano siriano del Golan. Le Alture del Golan, 1.200 kmq con notevoli risorse idriche, sono d’importanza strategica. A conseguenza delle guerre del 1967 e del 1973, circa 150.000 persone fuggirono dal Golan, dove restano tuttora, sotto l’occupazione israeliana, circa 15.000 drusi. Nel frattempo 17.000 israeliani si sono insediati in 18 colonie. Israele rifiuta di ritirarsi entro i confini del ’67 anche per
non dar a Damasco l’accesso al lago di Tiberiade.
28 maggio - Il premier israeliano Ariel Sharon critica in almeno 14 punti la Road Map.
29 maggio - Presentato il progetto per un nuovo insediamento ebraico a Gerusalemme Est: si chiama Kidmar Tziyon e verrebbe costruito nei pressi del villaggio palestinese di Abu Dis (indicato – nelle mappe discusse nel vertice di Camp David nel luglio 2000 – come la possibile "capitale"
dello Stato palestinese). La nuova colonia sorgerebbe su una superficie di 25 acri e comprenderebbe 230 unità abitative e due sinagoghe.
3 giugno - Il ministro del turismo israeliano, Benny Elon, (del partito Moledet) insieme ad un gruppo di coloni, occupa a Gerusalemme Est una palazzina installandoci il suo nuovo quartier generale di partito. Sulle pareti affiggono dei poster con la scritta: "La Giordania è la Palestina".
Bush, Mubarak, re Abdullah e Abu Mazen s’incontrano a Sharm El-Sheick per discutere della Road Map.
4 giugno - Vertice di Aqaba fra Bush, Sharon e Abu Mazen. Il primo ministro israeliano Ariel Sharon promette l’immediato smantellamento degli avamposti degli insediamenti, come previsto dalla Road Map.
9 giugno - Israele tenta d’assassinare a Gaza il leader di Hamas, Abdul Aziz Rantisi, che rimane ferito.
11 giugno - Un rapporto dell’UNRWA denuncia che, fra settembre del 2000 e maggio del 2003, le forze israeliane hanno distrutto o danneggiato gravemente 1.134 abitazioni nella Striscia di Gaza, lasciando senza casa 10.000 palestinesi.
25 giugno - Negli ultimi giorni gli "avamposti illegali" (in cui vivono complessivamente circa 700
israeliani) si sono moltiplicati perché i coloni, spinti da vari rabbini, hanno creato anche "falsi avamposti" – con case prefabbricate, camper, roulotte, tende, baracche, ecc.
30 giugno – In applicazione della Road Map, Israele si "ritira" ufficialmente dalla Striscia di Gaza, ma le forze israeliane restano nei 18 insediamenti ebraici ed a guardia della frontiera con l’Egitto. In base all’accordo Israele "dovrebbe" porre fine alle incursioni e smantellare i posti di blocco che paralizzano la vita quotidiana dei palestinesi della Striscia.
2 luglio - Betlemme torna sotto il controllo palestinese, escludendo l’area della Tomba di Rachele.
13 luglio - Il ministro palestinese per gli Affari Sociali dichiara che, a causa della politica israeliana di assedio, più del 70% dei palestinesi vive sotto la soglia della povertà e che la disoccupazione a Gaza è salita al 65% e in Cisgiordania al 55%.
17 luglio – L’inviato dell’ONU, Larsen, dichiara che Israele deve smantellare la "barriera di difesa" perché è un atto unilaterale non consono alla Road Map in quanto crea più difficoltà alla creazione di uno Stato Palestinese con continuità territoriale.
20 luglio - Sono circa 7.700 i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane secondo un rapporto della Croce Rossa Internazionale.
21 luglio - Un dossier dell’Associazione della Stampa Estera israeliana (FPA) denuncia il trattamento riservato ai giornalisti stranieri. Si parla di una trentina di casi di "vistose e sistematiche vessazioni ai danni di corrispondenti stranieri negli aeroporti del paese e ai posti di frontiera" che sono "un mezzo primitivo per limitare la libertà d’azione della stampa" (prolungati ritardi per i controlli di sicurezza, ricorrenti interrogatori, confisca e danneggiamento o perdita di costose attrezzature, richieste di mostrare appunti e files di computer e di rivelare incontri e contatti personali).
26 luglio - Va avanti la costruzione del ‘muro’: un immenso reticolato di grate metalliche e filo spinato munito di barriere in cemento, pali in acciaio, trincee, sensori a onde magnetiche, telecamere e torrette di controllo armate. Il settore in preparazione è lungo 120 chilometri. Le forze israeliane espropriano 136 dunums di terre palestinese della zona di Sur Baher (Gerusalemme Est) per la costruzione del ‘muro’. Recentemente sono stati confiscati altri 46 dunums del villaggio di Abu Dis (sempre a Gerusalemme Est).
28 luglio - Il Comitato Finanziario della Knesset approva storna dal budget statale circa 150 milioni di euro, per la costruzione della "barriera di separazione" fra Israele ed i territori palestinesi.
31 luglio - Il parlamento israeliano approva una legga che nega la cittadinanza israeliana o lo status di residente permanente ai palestinesi che si sposano con cittadini israeliani.
1° agosto - Più di 4.000 prigionieri palestinesi cominciano uno sciopero della fame per protestare sia per le disumane condizioni di vita che per l’irruzione delle guardie israeliane nel carcere di Ashkelon avvenuta il giorno prima.
6 agosto - Scarcerati 339 palestinesi (su più di 6.000): Israele ha condizionato la loro liberazione alla firma di un impegno a non compiere più attività ostili contro lo stato ebraico. 182 erano accusati di aver commesso reati legati a violazioni della sicurezza, mentre altri 157 si trovavano in carcere per reati amministrativi. Solo nell’ultimo mese però l’esercito israeliano ha arrestato altri 320 palestinesi, quasi lo stesso numero di quelli che sono stati rilasciati oggi.
9 agosto - I residenti dei villaggi palestinesi di Nu’man, Izzariyya, Abu Dis e Sheikh Sa’ad ricevono ‘ordini militari’ che annunciano la confisca di 490 dunums di terre coltivate per la costruzione della "barriera di separazione".
10 agosto - Caccia dell’aviazione israeliana bombardano la periferia del villaggio libanese di Tair Harfa nel Libano meridionale, per intercettare l’artiglieria anti-aerea di Hezbollah. Il ministro degli esteri Silvan Shalom intima al Libano e alla Siria di fermare Hezbollah lanciando una
chiara minaccia di guerra.
11 agosto - Aerei israeliani sorvolano a bassa quota Beirut, infrangendo la barriera del suono.
13 agosto - I residenti dei villaggi palestinesi di Sur Baher, Jabal Al-Mukabber e Sawahreh Ash-Sharqiyya ricevono ‘ordini militari’ che annunciano la confisca di 173 dunums di terre coltivate per la costruzione della "barriera di separazione".
14 agosto - La Commissione ONU per l’abolizione della discriminazione razziale approva all’unanimità una risoluzione intimando a Israele di revocare la sua nuova legge che nega la cittadinanza o la residenza permanente ai palestinesi che sposano cittadini israeliani.
16 agosto - Un jet militare israeliano sorvola la residenza estiva del presidente siriano, Bashar Assad, inviando così un messaggio intimidatorio alla Siria.
17 agosto - L’esercito israeliano avvia i lavori per la costruzione di due basi militari permanenti nella città cisgiordana di Hebron, in due ‘zone A’, ovvero a sovranità palestinese. Le due basi, in grado di accogliere un numero ridotto di militari, si trovano sulle colline di Abu Sneina e Harat al-Sheikh, che dominano le abitazioni dei coloni ebraici nel centro della città. È la prima volta che l’esercito costruisce basi permanenti nelle ‘zone A’.
18 agosto - Solo nel corso dell’ultima settimana Israele ha distrutto più di 60 edificazioni (abitazioni, muri, baracche) nell’area di Gerusalemme col pretesto che erano costruite senza regolare licenza.
20 agosto - Il Gabinetto di Sicurezza israeliano approva il nuovo tracciato del piano "Avvolgere Gerusalemme", come parte della "barriera di separazione" che interesserà terreni palestinesi della città di Beit Sahour e del villaggio di Izzariyya (Gerusalemme). Il tracciato non è stato reso pubblico.
22 agosto - Le forze armate israeliane ripristinano il blocco della strada principale, che
attraversa la Striscia di Gaza da nord a sud, tagliandola di fatto in tre. Sono intanto ripresi i raid e gli ‘omicidi mirati’ su tutta la Striscia.
24 agosto - I residenti dei villaggi palestinesi di Beit Iksa, Beit Surik e Qalunya ricevono ‘ordini
militari’ che annunciano la confisca di 1.628 dunums di terre coltivate per la costruzione della "barriera di separazione". Ad Abu Dis l’esproprio è di altri 45 (il tutto sempre nell’area di Gerusalemme).
6 settembre - Lo sceicco Ahmed Yassin, leader di Hamas, viene ferito ad un braccio in un raid ‘mirato’.
10 settembre – Ahmed Qurei (Abu Ala) sostituisce Mahmud Abbas (Abu Mazen) nel posto di primo ministro palestinese.
11 settembre – Il Consiglio degli Ambasciatori dell’UE inserisce ufficialmente Hamas nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Il governo israeliano adotta la ‘decisione di principio’ di espellere ‘forzosamente’ il presidente palestinese Yasser Arafat.
12 settembre - La polizia israeliana fa irruzione sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme e lancia gas lacrimogeni e granate assordanti per disperdere i dimostranti palestinesi.
13 settembre – Sale ad almeno 3.478 il numero delle persone rimaste uccise fin dall’inizio della rivolta tuttora in corso e nota come ‘Intifada di Al-Aqsa’, fine settembre 2000: 2.596 erano palestinesi e 819 israeliani. Israele respinge l’invito del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che si è espresso contro l’espulsione del presidente palestinese Yasser Arafat.
15 settembre - I bulldozer israeliani spianano diverse centinaia di dunums di terre coltivate nell’area di Gerusalemme per la costruzione della "barriera di separazione".
16 settembre - Gli Stati Uniti pongono il veto, nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ad una nuova risoluzione in cui si chiede a Israele di non espellere Yasser Arafat e di garantire la sua incolumità.
19 settembre – L’Assemblea Generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede ad Israele la revoca della decisione del principio di espellere Arafat. Le risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno valore di raccomandazioni e non sono vincolanti come i pronunciamenti del Consiglio di Sicurezza.
21 settembre - Diecimila pacifisti israeliani manifestano in Piazza Rabin a Tel Aviv contro Sharon e contro il muro, per lo smantellamento degli insediamenti nei Territori Occupati e per la fine degli omicidi mirati.
24 settembre - In seguito a pressioni diplomatiche internazionali, la Corte Suprema belga pone fine ai suoi tentativi di perseguire i leader stranieri per crimini di guerra, compreso quindi il primo ministro israeliano Ariel Sharon per il massacro di Sabra e Chatila del 1982 e l’ex presidente statunitense Bush Sr. per i crimini durante la prima Guerra del Golfo del 1991.
25 settembre - 27 piloti della Forza Aerea Israeliana rifiutano di condurre attacchi aerei aldilà della Linea Verde.
30 settembre – L’ONU, in un rapporto, denuncia il "Muro" di Israele come un tentativo di annessione di "sostanziose porzioni" dei territori palestinesi e pertanto "atto illegale di conquista". "Israele è determinato a creare una situazione sul terreno che equivale a un’annessione di fatto" e questo rappresenta una violazione della carta dell’ONU e della quarta convenzione di Ginevra. La barriera di separazione che Israele sta erigendo lungo il confine con la Cisgiordania viene costruita in territorio palestinese e ne ingloba ampie zone. Il suo obbiettivo principale è quello di proteggere gli insediamenti. "Oltre 210mila palestinesi saranno seriamente colpiti dalla costruzione del muro: coloro che vivono fra il Muro e la Linea Verde, il confine con la Cisgiordania stabilito nel 1967, saranno di fatto isolati dalle loro terre e dai propri posti di lavoro, scuole, ospedali ed altri servizi
sociali".
1° ottobre - Il Gabinetto Israeliano dà via libera (nonostante le critiche di gran parte della comunità
internazionale) alla realizzazione della prossima sezione della barriera di separazione: il nuovo tracciato si estende da Elkana alla base militare di Ofer (appena a nord di Gerusalemme) a est degli
insediamenti di Ariel e di Kedumin. Attorno alla popolosa colonia di Ariel sarà eretta un’ulteriore barriera, per ora non collegata direttamente a quella principale.
2 ottobre – L’esercito israeliano firma il nuovo ordine militare n. 378, che dichiara le terre (situate tra la barriera di separazione e la Linea Verde) territorio "chiuso" e stabilisce che "nessuna persona vi può entrare e nessuno può restarvi". Il libero accesso è garantito solo agli israeliani, invece i palestinesi residenti in questa zona, o che vi possiedono terreni agricoli, avranno bisogno di permessi speciali per vivere nelle loro case, per coltivare le loro terre e per viaggiare. L’area in questione rappresenta il 2% della Cisgiordania e vi risiedono circa 14.000 palestinesi. Inoltre diverse migliaia di palestinesi vi possiedono delle terre.
5 ottobre - Primo attacco israeliano in territorio siriano dal 1982: l’aviazione israeliana colpisce un presunto campo di addestramento palestinese della Jahad Islamica a Ein Zaheb, a poche decine di chilometri da Damasco.
6 ottobre - Incidenti di frontiera fra Israele e il Libano. L’aviazione israeliana bombarda la periferia settentrionale della città libanese di Kfar Shouba, vicino al confine.
7 ottobre - Sale la tensione fra Israele e Libano.
8 ottobre - Il ministro della Difesa Shaul Mofaz ordina "un immediato rafforzamento delle truppe israeliane, regolari e di riserva" in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
10/12 ottobre – Un pesante attacco "Operazione giorno incantato" contro Rafah ed il suo campo profughi, all’estrema punta meridionale della Striscia di Gaza, una delle località più miserevoli dei Territori Occupati. Le truppe israeliane distruggono almeno un centinaio d’abitazioni nel campo profughi lasciando senza tetto almeno 2.500 persone e facendo 8 morti. Il campo profughi di Rafah contava già prima dell’incursione 6.000 senzatetto a conseguenza dei precedenti raid.
12 ottobre - Un accordo di pace dettagliato viene ratificato ad Amman tra alcuni palestinesi guidati da Yasser Abed Rabbo ed alcuni israeliani con a capo Yossi Beilin. Sarà firmato il 1° dicembre a Ginevra.
14 ottobre – Le forze israeliane trasferiscono illegalmente 18 detenuti palestinesi dalla Cisgiordania alla Striscia di Gaza. Il governo israeliano invoca l’articolo 78 della Convenzione di Ginevra, che permette ad una potenza occupante di "assegnare la residenza" nei casi in cui sia a rischio la
sicurezza. Gli USA bloccano con il veto una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che condanna Israele per la costruzione della barriera di separazione.
20 ottobre - Nel suo rapporto annuale l’Istituto per gli Studi Israeliani di Gerusalemme rende noto che nel corso dell’ultimo decennio 164.400 israeliani (soprattutto ebrei laici) hanno lasciato la città di Gerusalemme e solo 97.300 israeliani (soprattutto ebrei religiosi) sono venuti ad abitarvi. Nel 2002, sono 16.400 gli israeliani che hanno lasciato la città e solo 9.700 quelli che sono venuti a viverci. La popolazione totale di Gerusalemme è di 680.400 abitanti: gli israeliani sono il 67% ed i palestinesi il 33%. La popolazione araba, ad ogni modo, risulta molto più giovane di quella israeliana.
21 ottobre - I bulldozer israeliani spianano 200 dunums di terre coltivate a As-Sawahreh Ash-Sharqiyya sradicando circa 500 piante d’ulivo. L’aviazione israeliana continua a bombardare la Striscia di Gaza. È di almeno 14 morti e 106 feriti il bilancio della serie di raid sferrati nelle ultime 24 ore da Israele. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione che condanna Israele per le sue azioni illegali e chiede di "porre termine alla costruzione del muro nei Territori Occupati palestinesi", definendo tale barriera "contraria" alle leggi internazionali.
23 ottobre - Il ministro dell’Edilizia israeliano approva la costruzione di 333 nuove unità abitative negli insediamenti. Dall’inizio dell’anno sono state costruite 1.727 nuove unità abitative, di cui 1.326 nell’area di Gerusalemme.
25 ottobre - Ariel Sharon annuncia la costruzione di un’altra barriera di separazione nella parte est della Cisgiordania annettendosi così una parte della valle del Giordano. Il muro dalla parte ovest della Cisgiordania e attorno a Gerusalemme, che ha già raggiunto quasi i 180 km, dovrebbe esser completato entro un anno. Entra nei Territori Occupati nel 1967 con una profondità anche di 20 chilometri inglobando la maggior parte degli insediamenti (in particolare quello di Ariel con i suoi 18.000 abitanti).
4 novembre - Un nuovo regolamento dell’esercito israeliano stanziato presso l’insediamento di Netzarim (nella Striscia di Gaza) concede ai soldati il diritto di ‘sparare per uccidere’ i palestinesi
scoperti ad osservare le attività israeliane col binocolo.
5 novembre - I coloni israeliani sradicano circa mille alberi in tre villaggi della Cisgiordania, vicini all’insediamento di Einabus.
8 novembre - L’ufficio di Coordinamento per i Problemi Umanitari dell’ONU (OCHA) rende noti i dati relativi all’impatto della barriera di separazione sui palestinesi: il muro segue solo per l’11% del suo tracciato la Linea Verde, requisisce il 14% della Cisgiordania e causerà sofferenze a 680.000 palestinesi.
9 novembre - Il Dipartimento di Difesa israeliano decide che la barriera ad est di Gerusalemme si spingerà in Cisgiordania per una ventina di chilometri, in direzione di Gerico annettendo così ad Israele il popoloso insediamento Ma’ale Adumim, la zona industriale di Adumim.
Tratto da: InfoPal

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SCIOPERO GENERALE mercoledì 25 novembre 2020

 

ARTE JUGOSLAVA

ARTE JUGOSLAVA. TERZO SPAZIO Chiara Sestili  e  Daniele Vazquez Prima rottura partigiana: dal realismo socialista alla sua dismissione  La  Jugoslavia  ha visto abbattersi sulla propria storia una doppia  damnatio memoriae . Dannata, dapprima dal blocco sovietico e dal blocco occidentale, in quanto “porta del capitalismo” per gli uni e “satellite dell’URSS” per gli altri, è stata definitivamente perduta all’oblio storico con il crollo e le guerre degli anni Novanta. Antun Augustinčić scolpisce il busto di Tito 1947 Bogdan Bogdanović con i suoi studenti Džamonja Edvard Ravnikar Picelj Bakić-Vasarely_Džamonja-primi 60_Londra Picelj e Snrec Vjenceslav Richter 1972 Vojin Bakić Numerosi equivoci ci sono stati durante il processo di costruzione identitaria e invenzione della tradizione dopo la Federazione Jugoslava, non solo storici, politici e culturali, ma anche nel campo dell’arte. L’obbiettivo di questo articolo è restituire le esperienze artistiche

Il mutuo appoggio un fattore di evoluzione

A cura di Giacomo Borella Prefazione di Lee A. Dugatkin Prima traduzione dall'originale inglese Darwiniano convinto, e lui stesso scienziato a tutto tondo, Kropotkin pubblica nel 1902 un'opera innovativa e dirompente che a partire dalle sue ricerche sul campo, soprattutto in Siberia, dà un'originale interpretazione della teoria dell'evoluzione, coniugando in modo inedito la teoria di Darwin con alcuni aspetti del pensiero di Lamarck. Scritto principalmente per confutare le idee del darwinismo sociale – sostenute all'epoca soprattutto da Huxley – questa  opus magnum  kropotkiniana dimostra, grazie a una sterminata documentazione e a geniali intuizioni, come la vita non si riduca affatto a una spietata competizione in cui vince il più forte, idea che peraltro stravolge lo stesso pensiero di Darwin. Al contrario, è la cooperazione, l'aiuto reciproco – il mutuo appoggio, appunto – a essere la forza trainante che consente al processo evolutivo di sviluppars