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Relazioni pericolose.

Appunti su sionismo, fascismo, nazismo.
Pubblichiamo il contributo di un collaboratore dell'Info.Shop su di un  tema solitamente omesso dalla storiografia ufficiale. Questione sicuramente da approfondire per la quale offriamo primi appunti orientativi.
Si sanno molte cose sulla tragedia dell’Olocausto che la Germania nazista, con la collaborazione dal novembre 1938 del regime fascista italiano, ha riservato agli ebrei europei; ma un aspetto delicato e sempre ignorato dal “grande pubblico” è quello delle relazioni tra il movimento sionista con la Germania nazista e l’Italia fascista. Questo è accaduto perché è ben nota la tendenza “culturale” dei sionisti di accusare di antisemitismo qualsiasi punto di vista non-sionista.
Iniziamo a ricordarvi che gli Ebrei non sono l'unica stirpe di origine semitica, bensì lo sono pure varie etnie arabe del Nord Africa e del Medio Oriente compresi gli arabi palestinesi.
L'accusa di collusione con le autorità hitleriane non è indirizzata all'immensa maggioranza delle persone d’origine ebraica, che non avevano atteso la guerra per contrastare il fascismo in Spagna, armi alla mano nelle Brigate internazionali dal 1936 al 1939, che crearono un Comitato ebraico di lotta perfino nel ghetto di Varsavia e seppero morire combattendo, a quegli ebrei sterminati nei campi di concentramento o assassinati alle Fosse Ardeatine, ma è rivolta alla minoranza fortemente organizzata dei dirigenti sionisti che per otto anni (1933-1941) patteggiarono con i nazisti.
Nel 1922 Vladimir Jabotinsky si ritirò dall’esecutivo dell’Organizzazione sionistica e fondò nel 1924 il Partito Revisionista. Il Nuovo schieramento combatteva la politica dell’Esecutivo sionista troppo disponibile al compromesso con gli inglesi e con gli arabi e “in campo sociale… palesava una certa simpatia per il corporativismo teorizzato in Italia dal fascismo”.
Chi era Jabotinsky? Ucraino, uno dei fondatori e leader dell'Organizzazione Nazionale Militare ebraica detta Irgun, Nel 1923 pubblicò una serie di articoli in cui mirava a intraprendere una sorta di revisione del sionismo, affermando che si trattava di un ritorno alle tesi originarie di Herzl. Sostenne così posizioni di acceso nazionalismo, il cui unico fine era di trasferire milioni di ebrei in Israele facendo della Palestina uno Stato ebraico di fatto. Gli arabi, per Jabotinsky non avevano nessun diritto sulla Palestina e dovevano essere espulsi. Ancor oggi, per i suoi discepoli… “non esistono territori occupati in Israele”. Jabotinsky è convinto che lo Stato abbia il primato sull’individuo, per cui non bisogna assolutamente rifarsi da un punto di vista religioso all’etica biblica ma attingere le proprie forze alle teorie del nazionalismo integrale; ciò lo farà passare agli occhi di numerosi dirigenti ebrei come un fascista. Jabotinsky è assolutamente contrario alla diaspora e per impedire l'assimilazione degli ebrei, sarà pronto a raccogliere favorevolmente le idee antisemite, che avrebbero spinto gli ebrei a ritornare nella loro terra e a riscoprire l’identità che stavano perdendo, egli propugnò uno Stato armato e razzista e voleva che Israele si costituisse come “Stato autoritario e corporativo”.
A riprova dell’interesse dei sionisti per il fascismo italiano: “I dirigenti sionisti avevano preso contatto con Mussolini contando sulla sua opposizione all'Inghilterra (la Palestina era sotto mandato britannico). Egli li ricevette il 20 dicembre 1922, dopo la marcia su Roma, assicurando il gran Rabbino di Roma che non avrebbe tollerato alcuna manovra antisemita ” (1).
Nahum Goldmann, presidente dell'Organizzazione sionista e poi del Congresso mondiale ebraico, racconta nella sua Autobio-graphie: Weizmann fu ricevuto il 3 gennaio 1923, e un'altra volta il 17 settembre 1926; Nahum Goldmann il 26 ottobre 1927 si incontrò con Mussolini che gli disse: "Vi aiuterò a creare questo Stato ebraico" (2).
Tra il 1934 e il 1937 vari gruppi di sionisti del Bethar (organizzazione giovanile sionista capeggiata da Jabotinsky), provenienti da tutta Europa, saranno ammessi alla scuola marittima di Civitavecchia (153 cadetti diplomati) e attraverseranno più volte il Mediterraneo su una nave scuola, dove la stella di Davide campeggia al fianco del tricolore e del fascio littorio. Saranno proprio questi giovanotti, dieci anni più tardi, a fondare la marina militare sionista. Nel 1936 parte il secondo corso, inaugurato dal rabbino capo di Roma. Nel frattempo viene acquistato anche un veliero a motore da 60 metri, il Quattro Venti, ribattezzato “Sarah I” che nell'estate di quello stesso anno fa rotta verso la Palestina, dove viene accolto con grandi festeggiamenti dalla comunità ebraica (3).
Sono esistiti anche rapporti tra tedeschi nazisti e dirigenti sionisti in base alla teoria che impedisce l’assimilazione degli ebrei. Infatti, uno dei principali teorici nazisti Alfred Rosenberg scriveva: "Il sionismo deve essere rigorosamente sostenuto, di modo che un contingente annuale di ebrei tedeschi sia trasferito in Palestina" (4).
Questa direttiva, che confermava le misure precedenti, era applicata alla lettera.
Sullo sfondo di questa condizione privilegiata del sionismo la Gestapo bavarese il 28 gennaio 1935 inviò alla polizia questa circolare: "I membri dell'organizzazione sionista, in ragione della loro attività orientata verso l'emigrazione in Palestina, non debbono essere trattati con lo stesso rigore che è necessario per i membri delle organizzazioni tedesche (assimilazioniste) " (5).
Reinhardt Heydrich scriveva nel 1935, quando era capo dei servizi di sicurezza SS: "Dobbiamo separare gli ebrei in due categorie, i sionisti e i sostenitori dell'assimilazione. I sionisti professano una concezione strettamente razziale e sono favorevoli all'emigrazione in Palestina, essi aiutano a costruire il loro proprio Stato ebraico [...] le nostre buone intenzioni e la nostra buona volontà ufficiale sono dalla loro parte" (6).
Durante la deportazione degli ebrei ungheres,i il vicepresidente dell'organizzazione sionista, Rudolf Kastner, negoziò con uno dei principali esecutori materiali dell'Olocausto Adolf Eichmann (alto ufficiale SS) su questa base: se Eichmann avesse permesso il trasferimento in Palestina di 1.684 ebrei "utili" alla costruzione del futuro Stato d'Israele, Kastner avrebbe promesso di far credere ai 460.000 ebrei ungheresi che non si trattava di una deportazione ad Auschwitz, ma di un semplice trasferimento.
Durante il processo a Eichmann, svolto in Israele, Kastner intervenne per salvare uno dei suoi interlocutori nazisti: uno degli agenti di Himmler, lo Standartenführer Kurt Becher. La testimonianza di Kastner al processo di Norimberga gli evitò la condanna. Il giudice fu formale: "Non si è avuta né verità né buona fede nella testimonianza di Kastner [...]. Kastner ha giurato il falso scientemente nella sua testimonianza davanti a questa corte, quando ha negato di essere intervenuto in favore di Becher. Inoltre egli ha nascosto questo fatto importante: il suo intervento a favore di Becher avvenne a nome dell'Agenzia ebraica e del Congresso ebraico mondiale [...]. È chiaro che la raccomandazione di Kastner non fu fatta a titolo personale, ma anche a nome dell'agenzia ebraica e del congresso ebraico mondiale [...] e questo è il motivo grazie al quale Becher fu rilasciato dagli alleati".
Nel giornale "Haaretz" del 14 luglio 1955 il dott. Moshe Keren scrisse: "Kastner doveva essere accusato di collusione con i nazisti". Il giornale della sera "Yediot Aharonoth" (23 giugno 1955) spiegò perché non poteva essere così: "Se Kastner viene giudicato è l'intero governo che rischia il crollo totale davanti alla Nazione in seguito a ciò che questo processo può mettere in luce"(7).
Ciò che rischiava di essere scoperto era che Kastner non aveva agito da solo, ma con l'appoggio degli altri dirigenti sionisti che sedevano al governo israeliano al momento del processo. Il solo modo per evitare che Kastner parlasse e che scoppiasse lo scandalo era che sparisse. Egli, infatti, morì opportunamente.
Non tutti sanno che appartenenti del gruppo terrorista sionista legato ad Avraham Stern, incredibile ma vero, fecero ai nazisti una proposta di alleanza nel 1941 per lottare contro gli inglesi: la cosa che più colpisce è che uno di essi era Yitzhak Shamir, il quale diventò (nel 1983) primo ministro di Israele. “Lo scarso equipaggiamento militare dell’Italia, sia in Libia che in Grecia, convinse Stern che l’Italia non aveva i mezzi per condurre a termine la sua politica, mentre la Germania nel 1940, riportava vittoria su vittoria. Tali successi impressionarono Stern, che si lanciò in un’avventura folle e senza uscita: formare un’alleanza con la Germania hitleriana. Stern lavora fino al febbraio 1941 (quando fu ucciso dagli inglesi) a rendere concreto quest’obiettivo, fondandosi su un’analisi insolita della situazione del giudaismo. Per lui l’Inghilterra è il vero nemico, mentre la Germania è solo un oppressore che appartiene alla linea dei persecutori che il popolo ebreo ha incontrato durante la sua storia. Questo è l'errore più grande di Stern: vede nel nazismo un movimento animato da un antisemitismo ragionevole” (8).
Uno dei capi storici del gruppo Stern, Israel Eldad, in un articolo pubblicato sul quotidiano di Tel Aviv "Yediot Aharonoth" del 4 febbraio 1983, conferma l'autenticità di quelle trattative tra il suo movimento e i rappresentanti ufficiali della Germania nazista (9).
NOTE:
  1. Fonte: Ruth Bondy, The Emissary: a life of Enzo Sereni, pag. 45. E. Ratier, Les guerriers d'Israël, ed. Facta, Paris 1995., pag. 68
  2. Fonte: Nahum Goldmann, Autobiographie, cit., pag. 170
  3. Fonte : Renzo De Felice, “Storia degli ebrei italiani durante il fascismo” - Einaudi, Torino 1961 ,“Il fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini”.
  4. Fonte: A. Rosenberg, Die Spur des juden im Wandel der Zeiten, Monaco, Lehmann, 1937, pag. 153
  5. Fonte: Kurt Grossmann, Sionistes et non-sionistes sous la loi nazie dans les années 30, "American Jewish Yearbook", VI, pag. 310
  6. Fonte: H. Höhne, Order of the Death's Head, New York, Ballantine, 1971, pag. 333
  7. Fonte: M. Bar Zohar, Ben Gourion. Le Prophète armé, cit., pag. 99
  8. Fonte: A. Dieck Hoff, L'invention d'une natoin, Israël et la modernité politique, Gallimard 1993
  9. Fonte: Appendice n. 11, David Ysraeli, Le problème palestinien dans la politique allemande de 1889 à 1945, Bar Ilan University, Ramat Gan, Israele, 1974, pag. 315

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